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Ma quanto vale veramente un’opera d’arte? E oggi, in un momento di grande trasformazione socio-economica, quale è la sua vera identità, il suo reale valore?

TORSIONI SPAZIALI – TORSIONI DI IDENTITA’

Un valore storico, perché è datata e perché l’artista esprime un concetto nuovo specchio del proprio tempo e motore di un ideale che poi si afferma anche su altri piani; si pensi ai tagli di Fontana che bucano una superficie che fino ad allora doveva essere piana e dipinta. Osare, sperimentare

, procedere a un passo diverso, con la convinzione che solo così l’arte assolve la sua funzione: un mezzo riconosciuto da tutti che prova a essere ciò che l’anima dell’artista contemporaneo sente. E dunque oggi cosa sentiamo? Forse, come alcuni affermano l’arte contemporanea non ci riesce più in modo così immediato perché sorpassata da altre forme tecnologiche che meglio incarnano i nostri stati d’animo. Una realtà virtuale che l’artista non riesce a rappresentare se non con dei timidi segni che vogliono occupare uno spazio temporale ma che non riescono completamente a soddisfare quello che oggi l’homo faber percepisce ma non è ancora riuscito a tradurre in un’opera. Forse è arrivato il momento di rivedere il passato e selezionare quei segnali artistici che più si avvicinano al nostro contemporaneo e che possono essere utili basi, colori primari da cui ripartire.

Ma tutti oggi vanno di fretta e pochi hanno tempo di ripercorrere profondamente gli ultimi cinquanta, sessant’anni per intercettare quei gesti che già allora lasciavano intravedere il cambiamento che oggi stiamo vivendo. Oggi è dunque più che mai necessario andare a riscoprire e spiegare i concetti che hanno mosso movimenti passati – tele distorte piene di forza rimasta inespressa; l’arte oggi come strumento sociale. Se le odierne generazioni comunicano molto per immagini, ebbene, oggi andrebbe utilizzato questo loro stesso linguaggio, completandolo con a fianco poche chiare e semplici parole – un significato, un messaggio scritto per coloro che percepiscono la bellezza estetica ma non trovano la chiave espressiva dialettica. Le torsioni e le alternanze cromatiche dei cinetici, potrebbero ad esempio, rappresentare la metafora pittorica del tempo che stiamo vivendo; un tempo programmato, una società devota al consumo, che improvvisamente si trova in mezzo a un cambiamento epocale dove il punto fuga non è più la materia che riempe la vita; questa è stata magicamente sostituita dalle emozioni, dalle esperienze del virtuale. Un tempo che non si misura più per quello che produci ma per come lo vivi, per la sua intensità soggettiva. A seconda di come ti muovi l’esperienza e l’interazione con l’opera cambia e solo tu vivi un’emozione visiva, e questa appartiene solo a te. Forse loro non lo sapevano, ma oggi, la loro arte è molto attuale; peccato che pochi la spieghino e che a tutti, stranamente, risulti familiare, bella. Nei suoi movimenti la cinetica esprime un cambiamento continuo, un’eterna dinamica senza sicurezze d’approdo ma con un profondo senso d’insieme che conduce a una magica, totale armonia che l’occhio vede, il cervello riconosce ma l’inconscio condizionamento dell’uomo presente stenta a individuare. L’identità oggi poggia su falsi miti e l’arte di qualche decennio fa ci ha lasciato un grande dono: a noi oggi di riscoprirla e rileggerla aggiornata con il tempo in cui viviamo.

 

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